I dati digitali divenuti ormai la nostra identità digitale hanno preso sempre più valore, ma non è aumentata in egual misura l’attenzione posta a proteggerli e tra i tanti motivi per i quali questo non è accaduto, il primo è senz’altro la mancanza di tangibilità dei rischi: non li si percepisce finché non presentano il conto. Esattamente come succede quando si firma un contratto ad occhi chiusi. Peggio ancora, spesso li affidiamo a terzi che non sono in grado, né hanno interesse a proteggerli veramente. Abbiamo visto in questi anni come anche i più blasonati grandi nomi di Internet abbiano avuto gravissimi ed inaccettabili problemi di sicurezza, a volte colposi ma altre dolosi. E cosa può succedere quando oltre ad interessi commerciali, sui nostri dati, le nostre inclinazioni e comportamenti, si affacciano anche interessi criminali o politici?
Ci si è riempiti le case e gli uffici di oggetti che a volte lavorano alle nostre spalle, o si sono scelti servizi pensando che non ci fosse alternativa se non quella di sacrificare la propria privacy e la propria sicurezza. Ma anche le cose apparentemente banali possono avere un conto salato; facciamo qualche esempio:
Quanti utilizzano password uguali per tutti i servizi, costruite su informazioni personali (nomi, affetti, date di nascita, schemi logici…), perché non si sa come gestire in semplicità decine e decine di password complesse, le cui informazioni usate per crearle sono pubblicamente visibili sui propri profili social?
Quante di queste informazioni sono addirittura usate per recuperare l’accesso al proprio conto bancario come ad esempio con le “domande di sicurezza” che di sicurezza hanno ben poco?
Quanti pubblicano i propri spostamenti sui social network permettendo ai ladri di entrargli in casa nel momento migliore, o pubblicano foto fatte in casa nelle quali si intravedono i propri sistemi di sicurezza?
Quanti usano servizi cloud senza sapere quali di questi per contratto, possono fare cosa vogliono dei dati che vi si caricano e che magari sono progetti di valore?
Come una cultura finanziaria può aiutare a proteggere i propri risparmi, una cultura sull’uso consapevole della tecnologia può aiutare a proteggere se stessi. A volte bastano piccole azioni come piccoli cambi di abitudine per ottenere grandi risultati, ma la difficoltà è capire da dove partire per arrivare ad acquisire quella consapevolezza richiesta senza necessariamente diventare esperti informatici.
Questo corso nasce esattamente con questo obiettivo. Racconta avvenimenti che hanno avuto come protagoniste le tecnologie che utilizziamo tutti i giorni e che sono sconosciuti a molti, toccando aspetti etici e giuridici. Raccoglie tutte le azioni e gli strumenti più importanti contestualizzandoli e permettendo anche ai non esperti di iniziare fin da subito a proteggersi, arrivando ad acquisire un’autonomia nella scelta di applicazioni e servizi informatici rispettosi della privacy.
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